novembre 16 2016

Lo sguardo relazionale

Fin dal momento in cui veniamo al mondo desideriamo incontrare uno sguardo capace di accoglierci, comprenderci, farci sentire al sicuro. Winnicott, noto psicoanalista, sostiene che la madre, guardando il bambino, e scorgendo in esso una persona, rimandi al bambino questa stessa immagine. E il bambino si sente esistere, solo se, quando guarda, viene visto e rispecchiato nella continuità, nell’unicità e nell’attività del proprio Sé.

Crescendo, il cucciolo d’uomo diminuisce la necessità di derivare il suo Sé dallo sguardo materno, o da quello di altre figure di riferimento, e il rispecchiamento diventa interiorizzato.

In questo momento la funzione materna principale è quella del contenimento, Holding, che è alla base della capacità che avrà il bimbo di fare esperienza di se stesso e, nel tempo, sviluppare la capacità di star da solo, elemento, per Winnicott, di crescita emotiva.

Inoltre dalla lezione di Bion, noto psicoanalista, un elemento fondante della psicoanalisi è la relazione contenitore-contenuto, ovvero la relazione dinamica, permeata di emozioni, tra contenitore e contenuto, che tende a rendere recettivo il contenitore e a dare significato al contenuto.

Nell’ incontro terapeutico, pertanto, a partire da uno sguardo accogliente, prende vita una relazione, unica e irripetibile, che permette ad ogni individuo di divenire autenticamente ciò che è .

Penso che per fare analisi siano necessari un analista, un paziente e un setting; nonché la propensione ad amare per primi i pazienti che non richiede d’essere amati per potersi concedere la possibilità di amare.